Portogruaro. Una giornata per non dimenticare l’Ucraina

Le feste della comunità ucraina di Portogruaro sono sempre ricche di emozioni, di lacrime come di risate, di malinconia come di allegria. Così è stato anche oggi, nella Giornata di Beneficenza pro- Ucraina organizzata dalla associazione culturale Roksolana.
Obiettivo della iniziativa, che si è svolta all’Oratorio Pio X di Portogruaro, come ha spiegato il presidente Andriyi Galyarnyk, raccogliere fondi per aiutare i propri concittadini che, a causa del conflitto in corso con i separatisti del Donbass sostenuti militarmente dal governo russo, sono fuggiti nella parte occidentale del paese: quasi un milione di profughi interni, molti dei quali hanno subito la distruzione della propria abitazione, la perdita del lavoro e vittime tra i famigliari.
I canti del Coro Roksolana, accompagnato da Viktor Khromyuk (fisarmonica e pianoforte) e da Oksana Yanechko (violino) che hanno introdotto i temi della nostalgia per la patria, delle preoccupazioni per la guerra, della commozione per le vittime ma anche l’orgoglio per la propria storia, raccontata dalle vyshyvanka e dai rushnyk: le camicie e i teli ricamati, diversi da regione e regione, vietati ai tempi della URSS e quindi diventati bandiere e simboli della identità nazionale negata.
Una pagina che si chiude con la canzoni di pace del duo (madre e figlia) Nadiya e Kseniya Lyukchak che aprono quella festosa e spensierata con le musiche scherzose kolomyki eseguite con bandura e fisarmonica.
Poi si ride con le storielle comiche ambientate nelle campagne, i cori festosi e le canzoni tradizionali del matrimonio che danno il via al rinfresco con il borsch (la zuppa di rape rosse, da gustare anche con la panna acida) e i perogi (i tortellini di patate) ed una varietà infinita di tartine dai gusti robusti.
Una festa che si conclude con la torta per i dieci anni della associazione Roksolana (l’atto costitutivo è datato 16 dicembre 2005) che, come ricorda la sua prima presidente, Oksana Zadorozhna, sono passati velocemente per questa comunità di immigrati composta in gran parte di donne che convivono nella case di molti italiani lavorando come badanti.

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